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Le armi, l’attacco e la difesa.

Le armi, l’attacco e la difesa.

Gli scavi condotti presso i castelli del territorio aquilano hanno restituito un nutrito gruppo di reperti bellici, sia da offesa che da difesa, iscrivibili alla tipologia delle “armi bianche”, ossia le armi individuali precedenti l’introduzione delle armi da fuoco (XV- XVI secolo). Ad essi si associano gli elementi pertinenti l’equipaggiamento del cavallo e del cavaliere.

Alcuni tra i reperti esposti evidenziano il ruolo preminente ricoperto dalla cavalleria, superiore per numero ed importanza rispetto alla fanteria, che si affermò nell’Età di Mezzo grazie a particolari innovazioni tecnologiche.

Questi mutamenti furono anche ideologici: il prestigio sociale di cui godeva il cavaliere era alto, e legato non solo alla sua estrazione sociale media o medio-alta (imprescindibile per potersi permettere il mantenimento di un cavallo e l’equipaggiamento necessario), ma anche per l’ideale cavalleresco maturato nell’immaginario collettivo, che li vedeva protagonisti della difesa dei più deboli.

Le armi bianche.

La serie di reperti più consistente rinvenuta comprende cuspidi di freccia, sia per arco che per balestra, chiamate “verrettoni”, armi da gitto con effetto perforante, pervenute prive di asta lignea a causa della deperibilità del materiale. Risultano tutte appartenere a forme da guerra anziché da caccia, essendo connotati da una forma più massiccia e corta rispetto alle altre.

I verrettoni si dividono in tre categorie: con testa a sezione quadrata, a sezione triangolare o conica.

L’uso dell’arco corto fu rivoluzionato, nella seconda metà del XIII secolo, dall’introduzione della balestra, che garantiva una gittata maggiore e incrementava la violenza del colpo, ma implicava anche costi più ingenti; per questo arco e balestra coesistettero fino ad essere definitivamente scalzati dalle armi da fuoco.

Pertinenti all’equipaggiamento difensivo sono, invece, le numerose placchette di “brigantina” rinvenute. Si tratta di lamelle di ferro di forma rettangolare che corazzavano all’interno un corsaletto di cuoio (aperto sulla schiena o sul fianco o sulla parte anteriore) e al quale erano fissate attraverso ribattini spesso ancora presenti. La cronologia riconduce al XIV secolo, quando il passaggio dalle protezioni in maglie di ferro e cuoio alla protezione a piastra si affermò conseguentemente all’affermarsi di armi in asta con effetto perforante, non più tagliente, come le spade utilizzate nel periodo precedente, per cui il sistema difensivo dovette necessariamente modificarsi, in concomitanza con quello offensivo, per mantenere la sua efficacia.

Forniture equestri.

Direttamente riconducibili all’ambito cavalleresco sono gli speroni in ferro che venivano indossati sopra le calzature ed utilizzati per correggere o incitare il cavallo; presto entrarono a far parte anche dell’equipaggiamento di parata. Gli esemplari esposti attestano l’evoluzione morfologica di questo particolare reperto, identificandosi come “sprone a rotella”, che scalzerà il tipo precedente, più semplice morfologicamente, imponendosi a partire dal XIV secolo. Nel caso specifico, si tratta della variante “a stella”, caratteristica del Trecento e del Quattrocento, con collo cilindrico corto e tozzo e “forchetta” recante la spronella a sei punte lanceolate.